Dopo ogni tragedia ( e sono state innumerevoli con un costo di vite umane - a proposito di sicurezza- più alto di qualsiasi altra causa) tutti si appropriano per 48 ore delle parole e delle proposte degli ambientalisti, i giornali si riempiono di articoli che ci informano di quanto sia pericoloso occupare con manufatti le aree di esondazione, costruire abusivamente, ricoprire con cemento sempre più aree agricole, tombinare i torrenti, non fare le reti scolanti, non manutenere le fognature. Così come dopo ogni terremoto tutti scoprono che abbiamo 5000 scuole e 500 ospedali in area sismica, ma senza certificato di agibilità statica e dunque rischiosi per gli 11 milioni di persone che ogni giorno entrano in queste strutture...per non dire del patrimonio edilizio abitativo ( case) che andrebbe messo in sicurezza. Passate quelle 48 ore tutto torna uguale a prima, spariscono gli allarmi e le proposte e si torna a rapinare il territorio.
La classe politica italiana tutta, gli economisti più o meno quotati, le banche, il sistema delle imprese ma anche il sistema dell'informazione non hanno saputo e voluto fare del nostro paese un paese più sicuro. Sono sessant'anni ( dalle prime grandi alluvioni) che sappiamo quali opere di manutenzione andrebbero fatte e quali abusi non si dovrebbero compiere. Dopo il terremoto dell'Abruzzo ho proposto di rinunciare al Ponte sullo Stretto e di destinare quei fondi, già approvati dal Cipe, alla messa in sicurezza di scuole e ospedali e alla manutenzione idrogeologica del territorio, lo ripropongo anche oggi, al Governo che annuncia che non c'è una lira per il prossimo anno e a tutte le opposizioni che non devono alzare la polemica e poi lasciarla cadere nel nulla.
Ma non credo che il punto siano solo le risorse, sbaglieremmo a pensarlo, perchè ad esempio una regione come la Sicilia ( a statuto speciale) ha avuto negli ultimi trenta anni una mole enorme di risorse rispetto ad altre e non li ha spesi per mettere in sicurezza il territorio e la vita dei suoi abitanti. C'è una inadeguatezza dei governanti ( e purtroppo spesso coinvolge la destra come la sinistra), una ignoranza inaccettabile rispetto ai temi ambientali, e una "moda" diffusa che cataloga coloro che si occupano di ecologia come catastrofisti e nemici dello sviluppo.Fulvia Bandoli (ambientalista)
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