martedì 10 febbraio 2009
QUALE SORTE ATTENDE L'OSPEDALE "CUTRONI-ZODDA" DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO Vive preoccupazioni del Sindacato, in un'intervista di due dirigenti CGIL
Mentre a Palermo, alla Regione, in Commissione la maggioranza cerca di comporre i dissidi, sorti sulla stesura del Piano di Rientro Sanitario, il protrarsi dell'attesa crea in periferia preoccupazioni, giustamente determinate dalla mancanza di certezza su ciò che potrà accadere in ambito locale.
A Barcellona, dove soprattutto si sta da tempo con l'animo sospeso per la sorte del Cutroni-Zodda, ad accollarsi la maggiore inquietudine, accanto agli operatori interessati, è il sindacato Cgil, che stamane ha convocato la Stampa per fare sentire la propria voce in proposito.
Il segretario provinciale della Funzione Pubblica, Carmelo Pagana, sulla scorta di alcune informazioni, non ancora del tutto esaurienti, ha fatto notare che si vocifera una drastica riduzione di posti letto nel nostro nosocomio, che dovrebbe portare ad un quantitativo inferiore a 130, numero fatidico che ridurrebbe il Cutroni Zodda all'accorpamento con l'ospedale di Milazzo. Una condizione di sudditanza, con un'unica direzione medica di presidio, che non corrisponderebbe ad una integrazione paritetica, in grado di suddividere in maniera organica ed equa le Unità Operative. Prevedibile, tra l'altro, la riduzione di unità operative d'acuzie.
"Lo stato d'incertezza - fa notare Pagana - è determinato soprattutto dai continui cambiamenti cui sono soggette le ipotesi abbozzate dal'Azienda Sanitaria 5 di Messina, a causa delle continue varie pressioni dei politici, fatto intollerabile che fa intendere come manchi ancora un'idea determinata a razionalizzare la situazione ospedaliera e sanitaria: frutto di interessi campanilistici o dell'esigenza di mantenere primariati per finalità politica e non sanitaria".
A questo punto cosa chiede il Sindacato?
"La Cgil - conclude Pagana - chiede che qualsiasi piano di razionalizzazione passi attraverso un lavoro serio, che tenga conto del presidio ospedaliero di Barcellona e dell'utenza che risiede in uno dei più grossi distretti della provincia (83.000 abitanti)."
Uguale preoccupazione ha espresso Salvatore Chiofalo, responsabile della Camera del Lavoro di Barcellona, impensierito soprattutto dal silenzio che sta circondando l'importante questione nella nostra città, dove, negli ultimi tempi, s'è parlato soltanto occasionalmente della sorte del nostro ospedale, senza alcun intento di confronto, a parte un tentativo di sollecitazione mediante una mozione del consigliere Pd, Presti.
"Abbiamo il fondato sospetto - dichiara Chiofalo - che tutto si stia svolgendo all'ombra, per poi darci all'improvviso qualche amara sorpresa. Non solo l'ospedale non è stato ultimato, ma anche si tenta il suo smantellamento e la riduzione del personale,
In momenti come questo urge un confronto serio, che venga promosso dal Sindaco mediante incontri con i cittadini, gli operatori e le forze politiche e sindacali. Si vuole sapere se esiste un piano definitivo e che cosa si sta macchinando per Barcellona. Solo questa città sembra all'oscuro dell'avvenire del suo ospedale e della sua sanità, cosa che non avviene per altri centri".
Chiofalo ha inoltre parlato della necessità di utilizzare razionalmente i due ospedali di Milazzo e Barcellona, mediante un'oculata integrazione nel rispetto della meritocrazia. Per quanto riguarda eventuali riduzioni, dovrebbero avvenire mediante il taglio dei cosiddetti rami secchi.
Dulcis in fundo, la parola all'esperto, cioè ad un medico di base, il dott. Peppino Sajia, che conosce bene le carenze e le esigenze della nostra sanità locale.
"Per prima cosa - afferma il medico - va rifatta l'Emergenza, data la notevole casistica sulle esigenze immediate d'intervento. Inoltre, bisogna tenere conto che, per quanto riguarda la disponibilità di posti letto, il bacino di Barcellona è sottoservito rispetto alla norma che ne ammette 3,5 per mille abitanti. Questa sottodimensione, accompagnata da un quantitativo insufficiente di personale paramedico, rende spesso difficile se non vano il lavoro.
Basti pensare inoltre a ciò che avviene, all'atto del ricovero, quando spesso, per mancanza di posti letto in medicina, si "deposita" un buon numero di pazienti in altri reparti, ovviamente non adeguatamente attrezzati e con personale paramedico non adatto alle esigenze del caso. Altre necessità riguardano l'istituzione di posti di rianimazione semintensiva, di cui il Cutroni Zodda avverte la carenza.
Francesco Cilona
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