FOTO:il ministro Gelmini apre il suo YOU-TUBE
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< Prima, mentre gli studenti di tutt'Italia, erano sulle piazze a protestare contro i tagli per la scuola pubblica, i Vescovi d'Italia erano rimasti affacciati alla finestra, guardandosi lo spettacolo senza pronunciare verbo, adesso che stanno notando come la ghigliottina di Tremonti s' abbatta pure sulla testa della scuola paritaria cattolica, lanciano l'allarme e si schierano contro il Governo. La Cei, in un duro comunicato, rimprovera il Governo, perchè starebbe ripetendo una sgradevole manovra che, iniziata nel 2004 a danno delle scuole paritarie, per tre anni consecutivi ha tagliato il 33% dei contributi spettanti a tali scuole.
E ciò non tenendo conto che "nel 2000, la legge sulla parità scolastica aveva previsto un contributo di 530 milioni di euro per tutto il sistema delle scuole paritarie: cifra che, a fronte della spesa per la scuola statale, costituisce lo 0,1 per cento".
L'insistente taglio comporterebbe - secondo i vescovi - il rischio di chiusura di alcuni istituti.
Di fronte a questa prospettiva ‘’le federazioni delle scuole cattoliche si mobiliteranno in tutto il Paese’’. E' parere di monsignor Bruno Stenco, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per l’educazione, la scuola e l’universita, che‘’qui si vuole la scuola statale e la scuola commerciale, lo Stato e il mercato, non il privato sociale, da noi rappresentato e che fa la scuola non per interesse privato, ma per interessi pubblici’’. ‘’Tra stato e mercato - si chiede il vescovo - perche’ colpire proprio il privato sociale?’’.
"Non e’ il taglio da 130 milioni di euro di adesso che fa scoppiare la scuola cattolica - aggiunge Stenco -. Il punto e’ che sono dieci anni che il finanziamento si e’ inceppato. Puo’ una scuola parrocchiale, ad esempio, permettersi ogni anno una passività di 20,25 mila euro? Dopo 10 anni che cosa è divenuta tale passività? 250 mila euro. E il contributo dello Stato - ha precisato il Monsignore - serve a malapena a pagare gli stipendi’’.
Ma la minaccia non ha bisogno di essere messa in pratica. Nel giro di qualche ora infatti il sottosegretario all’Economia, Giuseppe Vegas tranquillizza i vescovi: «Possono stare tranquilli, possono dormire su quattro cuscini. C’è un emendamento del relatore che ripristina il livello originario dei fondi per le scuole paritarie». Verranno quindi ripristinati i fondi per le scuole private. Con un emendamento del relatore al disegno di legge di bilancio vengono infatti stanziati 120 milioni di euro per il 2009 per porre rimedio, in parte, al taglio originario, che era di circa 130 milioni di euro.
Quindi, i Monsignori possono tornare alla finestra, a guardare ciò che accade nella scuola pubblica. Forse osservando più attentamente potrebbero rendersi conto che è proprio quella la scuola che sta meno a cuore ai nostri governanti.
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< Prima, mentre gli studenti di tutt'Italia, erano sulle piazze a protestare contro i tagli per la scuola pubblica, i Vescovi d'Italia erano rimasti affacciati alla finestra, guardandosi lo spettacolo senza pronunciare verbo, adesso che stanno notando come la ghigliottina di Tremonti s' abbatta pure sulla testa della scuola paritaria cattolica, lanciano l'allarme e si schierano contro il Governo. La Cei, in un duro comunicato, rimprovera il Governo, perchè starebbe ripetendo una sgradevole manovra che, iniziata nel 2004 a danno delle scuole paritarie, per tre anni consecutivi ha tagliato il 33% dei contributi spettanti a tali scuole.
E ciò non tenendo conto che "nel 2000, la legge sulla parità scolastica aveva previsto un contributo di 530 milioni di euro per tutto il sistema delle scuole paritarie: cifra che, a fronte della spesa per la scuola statale, costituisce lo 0,1 per cento".
L'insistente taglio comporterebbe - secondo i vescovi - il rischio di chiusura di alcuni istituti.
Di fronte a questa prospettiva ‘’le federazioni delle scuole cattoliche si mobiliteranno in tutto il Paese’’. E' parere di monsignor Bruno Stenco, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per l’educazione, la scuola e l’universita, che‘’qui si vuole la scuola statale e la scuola commerciale, lo Stato e il mercato, non il privato sociale, da noi rappresentato e che fa la scuola non per interesse privato, ma per interessi pubblici’’. ‘’Tra stato e mercato - si chiede il vescovo - perche’ colpire proprio il privato sociale?’’.
"Non e’ il taglio da 130 milioni di euro di adesso che fa scoppiare la scuola cattolica - aggiunge Stenco -. Il punto e’ che sono dieci anni che il finanziamento si e’ inceppato. Puo’ una scuola parrocchiale, ad esempio, permettersi ogni anno una passività di 20,25 mila euro? Dopo 10 anni che cosa è divenuta tale passività? 250 mila euro. E il contributo dello Stato - ha precisato il Monsignore - serve a malapena a pagare gli stipendi’’.
Ma la minaccia non ha bisogno di essere messa in pratica. Nel giro di qualche ora infatti il sottosegretario all’Economia, Giuseppe Vegas tranquillizza i vescovi: «Possono stare tranquilli, possono dormire su quattro cuscini. C’è un emendamento del relatore che ripristina il livello originario dei fondi per le scuole paritarie». Verranno quindi ripristinati i fondi per le scuole private. Con un emendamento del relatore al disegno di legge di bilancio vengono infatti stanziati 120 milioni di euro per il 2009 per porre rimedio, in parte, al taglio originario, che era di circa 130 milioni di euro.
Quindi, i Monsignori possono tornare alla finestra, a guardare ciò che accade nella scuola pubblica. Forse osservando più attentamente potrebbero rendersi conto che è proprio quella la scuola che sta meno a cuore ai nostri governanti.
7 commenti:
Altro esempio di L.C.
Altro esempio di bastasi
altro esempio di bastasazzu!
ma cu è, sempri u sulutu anunumu bastasi?
c.v.d.
Mi vuoi spiegare, frte galdino, komè cke riuscite a pizzicare queste notizie prima del telegiornale? Non parlo poi dei giornali che certi servizi ke ho visto qui li leggo dopo quattro giorni.
A Emanuele = La richiesta che mi stai facendo dovresti girarla ai giornali e agli altri "media" in ritardo. Qui siamo nella normalità, ci affidiamo ad amici e confidenti e ad altre fonti e, una volta accertata la veridicità o altra validità di ciò che riceviamo, mettiamo in cantiere la nostra buona volontà, senza attendere giorni o ore come fanno taluni redattori. Per quanto concerne la scarsa puntualità di qualche giornale - non solo cartaceo - non sempre l'addebito va fatto al corrispondente, il quale spesso può essere vittima della scarsa sensibilità dei redattori.
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