venerdì 10 ottobre 2008

OTTIMA RIUSCITA DEL CONVEGNO SULLA SALUTE MENTALE


Dove si mette lei, col suo impegno e la sua preparazione, il rischio sulla riuscita non esiste. L’abbiamo potuto costatare oggi, al Palacultura, dove il convegno sulla salute mentale, organizzato dal Centro Studi di Psicologia e Psicopatologia “Sentieri della Mente", in collaborazione con l’associazione “Smasher” ha fatto registrare la presenza di numerosi giovani che, nonostante la specificità dell’argomento, abbastanza impegnativo, sono rimasti inchiodati per circa tre ore a seguire con interesse i relatori. Presentati dalla dottoressa Giulia Carmen Fasolo ( la “lei” del mio incipit) che ha fatto da moderatrice, dopo il saluto dell’assessore Santino Calderone, in rappresentanza del Comune,a tenere viva l’attenzione del pubblico sono intervenuti diversi relatori. Il dott. Biagio Gennaro, forte delle esperienze e dei risultati ottenuti nel dipartimento di salute mentale, ha evidenziato il cammino finora fatto, nel campo dell’igiene della mente, da quando è stata approvata la Legge Basaglia, che ha determinato la soppressione dei manicomi. A suo giudizio essa ha fatto fare un grande passo verso il riconoscimento della dignità umana del malato di mente, ma tuttavia attende ancora l’impiego di sforzi e di risorse perché possa costituire una definitiva conquista sociale.
Il direttore dell’Opg di Barcellona, il dott. Nunziante Rosania, ha messo in risalto l’attuale situazione del nosocomio di via Madia, che, finora, è riuscito a mantenere un livello dignitoso nella gestione e cura dei ricoverati, i quali, però, oltre ad essere degenti, vengono considerati internati, per cui rimane su di loro la competenza del ministero di grazia e giustizia, mentre nella qualità di malati sono affidati alla competenza delle Asl.
Una situazione in bilico, che praticamente determina il classico gioco dello scarica barile, reso per l’Opg di Barcellona ancora più problematico dal fatto che le nostre Asl dipendono da una regione autonoma, qual è la Sicilia.
Padre
Pippo Insana, che in qualità di cappellano, ha svolto gran parte del suo ministero tra i degenti dell’Opg “Vittorio Madia” ed inoltre si è impegnato nel sociale per aiutare gli “esterni”, ha insistito sulla opportunità di una maggiore considerazione verso le capacità di ripresa dei ricoverati, perché – a suo giudizio – la malattia mentale non può e non deve rendere diverso e motivo di pericolo chi ne soffre, ma va considerata come ogni altra malattia umana e pertanto suscettibile di guarigione.
Altri interventi si sono succeduti , con l’apporto di diversi rappresentanti di associazioni umanitarie, impegnate nel sociale a Barcellona Pozzo di Gotto.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

haha.

Anonimo ha detto...

haha.

Anonimo ha detto...

Il problema dell'ambiguità dell'opg,penitenziario e casa di cura,difficilmente potrà essere risolto.Chi mai si prenderà la briga di trattare come un semplice malato mentale chi ha commesso reato?
La sala era piena di giovani.Capire il perchè potrebbe servire a riformulare il nostro giudizio su di loro.
Non ho capito perchè i volti dei diversamente abili fossero oscurati nelle diapositive relative alla presentazione delle case -famiglia.franzsidoti

gcf ha detto...

Grazie Francesco, la tua premura e la tua stima nei miei confronti sono incredibili... Forse non sempre da me meritate ;-)
Per quanto riguarda la presenza di molti giovani (il 60% dei partecipanti) le spiegazioni sono molteplici. Partiamo dal presupposto che "gli addetti ai lavori" conoscono bene il tema della salute mentale, tanto che spesso incontri di questo tipo rischiano di diventare un "parlare tra di noi". Quindi abbiamo provato a sollecitare un pubblico "giovane" affinché possa conoscere ciò che non ha vissuto per questione di "generazione troppo giovane". Tra questi giovani, tanti hanno apprezzato gli interventi dei relatori, perché hanno permesso loro di conoscere ciò che non hanno storicamente vissuto.
Alcuni giovani erano interessati certamente all'attestato di partecipazione, per ottenere i crediti universatari (purtroppo l'Università di oggi è una raccolta punti). Ma tra questi erano solo 70, rispetto alle oltre 200 persone che erano presenti. Non dimentichiamo, che c'erano anche persone che venivano da diversi posti d'Italia (Napoli, un esempio tra tanti). I giovani spesso vengono sottovalutati. Ma non sono tutti vittime di quello che noi chiamiamo "sociopatia" o altro. Sono stati tre ore ad ascoltare, anche se ovviamente alla fine hanno avuto un po' di stanchezza (tutti l'avevamo!), ma erano presenti pur potendo fare dell'altro! Milano, Roma, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Sant'Agata, Agrigento, Cefalù... Questi sono alcuni dei posti da cui venivano i ragazzi. Poi, ovviamente, c'era anche Barcellona (giovane e meno giovane)...

Sull'oscuramento dei volti, sinceramente non so rispondere, magari potrei inoltrare la domanda alla responsabile (Tinuccia Danzì). Azzardo: forse per questioni di privacy?

Un caro saluto :-)
Giulia Carmen Fasolo

barcellonablog ha detto...

Ho notato che il generale Franz Sidoti era presente assieme ai tanti giovani e me ne congratulo. Mi auguro che non sia stato soltanto barcellonablog ad interessarsi del convegno, perchè lo sforzo degli organizzatori è stato davvero esemplare e merita più di quanto il sottoscritto all'impronta è ruscito a riferire. Più che il bla bla, in queste circostanze, conta il succo della questione, che è di estremo interesse: basta pensare al destino dell'opg, dei suoi ricoverati e degli operatori, che potrebbe diventare ancora più precario di oggi - secondo quanto si sussurra - a causa della tendenza dei due governi - nazionale e regionale- alla politica della lesina. Tagli nelle scuole, tagli nella sanità,tagli in tutti i servizi assistenziali, per fare quadrare il...cerchio della dissolutezza politico-amministrativa.
E non dico altro, perchè non voglio apparire monotono.

Anonimo ha detto...

Ciccio,noi siamo della vecchia guardia e certe cose le facciamo per "vecchia" abitudine civica. Carmen invece si butta a testa basta e affronta le questioni con ardore giovane e competenza.
Carmen, penso anch'io che si tratti di privacy.Ma mi sembra che oscurandogli il volto li si faccia apparire disabili.
Franzsidoti

Anonimo ha detto...

Vedi, caro Franz, a volte certe cose - come il chiamare diversamente abili i disabili - sono piuttosto tentativi di maquillage, che si fanno per una forma di solidarietà che poi viene smentita e umiliata dalla contraddizione del mascheramento. Non capisco come si possa pretendere di convincere un essere che non è diverso, quando poi gli si nasconde il volto per non farlo riconoscere. Se si tratta di bambini,comprendo che si possa parlare di privacy, ma in altri casi diventa soltanto conferma di vecchi pregiudizi. Che soltanto l'amore è capace di debellare. Infatti chi ama un altro essere, lo vede bello e pefetto - anche fisicamente - sempre. Basterebbe ricordare il famoso detto secondo cui, per una mamma i figli so' piezz'e core anche quanno so' scarafone. E cos'è quello della mamma se non amore. E che amore!

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