Ieri, la Finanza, dopo una lunga indagine sulla sanità abruzzese, ha fatto una retata, decapitando l'amministrazione regionale, con numerosi arresti cui non è scampato neppure l'insospettabilissimo Governatore Ottaviano Del Turco.
Trattandosi di un'amministrazione di centro-sinistra, i giornalisti hanno intervistato Berlusconi, per registrare la sua reazione, convinti che il premier avrebbe colto la palla al balzo per sottolineare che il malgoverno è tutta roba di sinistra.
E invece niente di tutto questo, perché bisogna rendersi conto che, almeno per ora, il vero nemico del cavaliere non è l'avversario politico - in particolare il Pd o il Cdu - ma la magistratura, quella "casta" cioè che, secondo i suoi reconditi timori, lo perseguita e lo perseguiterà finché non sarà riuscita a fargli la festa. Cosicchè la sua risposta ai giornalisti - per i più inattesa - ha ignorato il colore della retata, per sottolineare che - come sempre e quindi pure in tutti i suoi casi giudiziari - il clamoroso arresto di ieri non è stato altro che l'ennesimo teorema della magistratura. Che ovviamente stavolta ha evitato di definire "rossa".
Che cosa intenda per teorema, il signore d'Arcore, ormai è assodato: una costruzione di accuse su misura da parte di magistrati ambiziosi di mettersi in evidenza e, quindi, strumentalmente giustizialisti. Gente da aborrire e da temere. Un po' come l'ex pm Tonino Di Pietro, ora odiatissimo suo avversario politico.
Comunque si metta la cosa, il mugnaio trova sempre il modo per tirare l'acqua al suo mulino.
Fra' Galdino
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