FOTO// Carmelo Torre, Anna La Malfa, Michele Stylo
Siamo già negli anni in cui i riflessi di tangentopoli, del conseguente scombussolamento dei partiti tradizionali e del declino della prima repubblica sembrano essersi concretizzati nella politica cittadina, sulla spinta inconsapevole di un giovane insoddisfatto della condotta del proprio stesso partito. Di quella agonizzante DC, per ben 37 anni dominata dalla incontrastata figura di Carmelo Santalco, uomo politico di notevole esperienza e per molti versi costruttore della nuova Barcellona. Adesso, il senatore, che tante battaglie aveva affrontato e vinto, forse per l’età, forse per lo stato confusionale conseguente al crollo del suo partito, forse per entrambi i motivi, sembrava avere perso la grinta che gli aveva consentito di tenere a bada discepoli e avversari. Mentre, nel palazzo municipale, vuoto dei rappresentanti della città, stavano operando un burocrate e un tecnico "forestieri", imposti dalla Regione, avvicinandosi il tempo delle elezioni per il rinnovo della civica amministrazione, nell’atmosfera ormai rarefatta della politica cittadina, tranne che per qualche partito, in passato rimasto emarginato, si presentava assai problematica la ricomposizione di forze politiche da schierare nella prossima campagna elettorale. Il più lesto ad annunciare il nome del proprio candidato a sindaco fu quindi il partito di Fini, che, vissuto in ibernazione durante le passate legislature, era uscito indenne dallo scossone della prima repubblica. Per Alleanza Nazionale fu. in quella circostanza, indicato il nome di una donna, già difensore civico: l’avvocato Anna La Malfa Saccà. Quasi contemporaneamente venne presentata la candidatura di Carmelo Torre, sponsorizzata da un nuovo movimento, “Unione e partecipazione”, frettolosamente estratto dalle ceneri, ancora calde, della Democrazia Cristiana. Dulcis in fundo, in quella prima tornata di presentazioni, giunse inatteso il nome del regista Michele Stylo, autocandidatosi a primo cittadino per “salvare il destino culturale della città”. Già Stylo, pur senza mai cimentarsi nella politica attiva, utilizzando una “sua” radio locale aveva sostenuto strenue battaglie, soprattutto per il ripristino della cultura teatrale che, negli anni, s’era illanguidita dopo la distruzione del teatro Mandanici. E un recente suo intervento per perorare questa causa, l’aveva fatto andando direttamente a parlare di quel suo “pallino” col commissario Giarrizzo. Intanto a Barcellona, timidamente faceva capolino un nuovo movimento, “Forza Italia” che in città aveva costituito un paio di clubs a spese di Berlusconi. Altri movimenti, quale la Rete di Leoluca Orlando, sembravano anch’essi in procinto di mettersi in luce. Tuttavia, si era già a metà aprile, e nell’atmosfera preparatoria c’era ancora molta caligine. Nebulosi apparvero i tentativi di presentazione di un redivivo Partito Popolare Italiano, che per iniziativa del sindacalista Carmelo La Malfa organizzò un incontro coi cittadini alla Sala Spadaro; incerti i propositi del neonato Ccd, rappresentato a Barcellona da Andrea Raimondo e Carmelo Ravidà, entrambi ex democristiani. Poco intanto si sapeva dei socialisti, che a causa dello sconcerto ancora pregnante, non potendo dire altro, parlavano della necessità di fare decantare la situazione. In maniera più disinvolta sembrava invece muoversi il Pds, i cui rappresentanti erano convinti di potere costituire un cartello progressista, facendo coagulare attorno ad una personalità di sinistra il consenso di altri movimenti pronti a contrastare l’onda lunga della destra.
Francesco Cilona
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