Meglio tardi che mai.
C'era una volta don Raffaele, il quale era "tutto una cosa" con zio Silvio, e tutto ciò che costui proponeva egli l'accoglieva con entusiasmo.
Avvenne un giorno che don Raf sollecitato di soppiatto da Gianfrancesco Mpiccichè, il ministrello discolo ribelle, s'accorse che zio Silvio lo stava prendendo per i fondelli, in quanto le promesse fatte venivano sistematicamente smentite, togliendo i Fas e nulla dando per compensarne la perdita.
Ma i Fas (= Fornitura Automatica di Soldi) erano euro, che venendo meno avrebbero messo in confusione il credulo don Raf.
Stando così le cose, questi, che aveva intenzione di governare fino all'ultimo giorno del suo mandato, decise di svuotare il sacco dell'alleanza e di riempirlo di ciò che più gli sembrava utile.
Intanto, mentre cercava di compiere questa pesante operazione, gli capitò tra i piedi un'incombenza: doveva raggranellare una certa percentuiale di "consensi" ( si dice un 4%) per potere acquistare almeno qualche biglietto per una gita in Europa.
Don Raf si mise di buzzo e, con un paio d'amici autosospesi da zio Silvio, cercò di raggranellare punti per potere avere il diritto al sospirato ticket per l'Europa.
Era in Sicilia, la sua terra amata, e là non fece fatica per fare incetta di punti, tanto che ne collezionò un bel po': furono tanti, ma non quanti potessero bastare per il raggiungimento del ticket al 4%, per cui - pur grato al suo popolo siculo - dovette rinunciare alla sospirata gita continentale.
Pazienza: bisognava allora fare buon viso a cattivo gioco, e per farlo cominciò a pensare. Tanto pensò che gli venne in mente la questione del Ponte: quello sullo Stretto.
Disse fra sè e sè: "Ma scusa, Raf, quell'amico dalle tante promesse, smentite dai fatti, non ci ha fatto pure la promessa di costruire il Ponte di Messina? E pensandoci bene, per costruire un ponte non ci vuole un progetto? E che progetto, perbacco! "
“Parlano di avvio dei lavori - ripeteva don Raffaele - Ma come potrà essere posta la prima pietra del Ponte sullo Stretto se manca il progetto esecutivo?”.
E il dubbio del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, diventò atroce: tanto da indurlo a contestare a voce alta “la politica degli annunci nei confronti del Sud”. Ancora oggi, don Raffaele intende contestare, perchè crede che solo così potrà indurre "il governo nazionale a imprimere una svolta nella sua politica per il Mezzogiorno".
Ci riuscirà? O sarà un disegno velleitario, il suo, specialmente adesso che i "sensori" di zio Silvio sono puntati a nord, dove c'è uno strano cumpar che lo LEGA a sè?
fra' Galdino
C'era una volta don Raffaele, il quale era "tutto una cosa" con zio Silvio, e tutto ciò che costui proponeva egli l'accoglieva con entusiasmo.
Avvenne un giorno che don Raf sollecitato di soppiatto da Gianfrancesco Mpiccichè, il ministrello discolo ribelle, s'accorse che zio Silvio lo stava prendendo per i fondelli, in quanto le promesse fatte venivano sistematicamente smentite, togliendo i Fas e nulla dando per compensarne la perdita.
Ma i Fas (= Fornitura Automatica di Soldi) erano euro, che venendo meno avrebbero messo in confusione il credulo don Raf.
Stando così le cose, questi, che aveva intenzione di governare fino all'ultimo giorno del suo mandato, decise di svuotare il sacco dell'alleanza e di riempirlo di ciò che più gli sembrava utile.
Intanto, mentre cercava di compiere questa pesante operazione, gli capitò tra i piedi un'incombenza: doveva raggranellare una certa percentuiale di "consensi" ( si dice un 4%) per potere acquistare almeno qualche biglietto per una gita in Europa.
Don Raf si mise di buzzo e, con un paio d'amici autosospesi da zio Silvio, cercò di raggranellare punti per potere avere il diritto al sospirato ticket per l'Europa.
Era in Sicilia, la sua terra amata, e là non fece fatica per fare incetta di punti, tanto che ne collezionò un bel po': furono tanti, ma non quanti potessero bastare per il raggiungimento del ticket al 4%, per cui - pur grato al suo popolo siculo - dovette rinunciare alla sospirata gita continentale.
Pazienza: bisognava allora fare buon viso a cattivo gioco, e per farlo cominciò a pensare. Tanto pensò che gli venne in mente la questione del Ponte: quello sullo Stretto.
Disse fra sè e sè: "Ma scusa, Raf, quell'amico dalle tante promesse, smentite dai fatti, non ci ha fatto pure la promessa di costruire il Ponte di Messina? E pensandoci bene, per costruire un ponte non ci vuole un progetto? E che progetto, perbacco! "
“Parlano di avvio dei lavori - ripeteva don Raffaele - Ma come potrà essere posta la prima pietra del Ponte sullo Stretto se manca il progetto esecutivo?”.
E il dubbio del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, diventò atroce: tanto da indurlo a contestare a voce alta “la politica degli annunci nei confronti del Sud”. Ancora oggi, don Raffaele intende contestare, perchè crede che solo così potrà indurre "il governo nazionale a imprimere una svolta nella sua politica per il Mezzogiorno".
Ci riuscirà? O sarà un disegno velleitario, il suo, specialmente adesso che i "sensori" di zio Silvio sono puntati a nord, dove c'è uno strano cumpar che lo LEGA a sè?
fra' Galdino
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