Nella zona difesa dai militari si entra solo con i vigili del fuoco. Il comandante provinciale, Roberto Lupica, indica un palazzo sul fianco sinistro della chiesa di piazza San Pietro. "Ci sono stati nuovi crolli. Basta una vibrazione della terra, una piccola scossa, e i danni aumentano, ogni giorno".
Non possono entrare nemmeno le persone che abitavano qui. Solo piccoli gruppi, accompagnati dai pompieri, per cercare di recuperare qualcosa fra le macerie. Molti debbono mettersi una mascherina
Ma c'è chi non accetta più un centro storico trasformato in caserma. "Lì ci sono le nostre case - dicono gli avvocati Luisa Leopardi e Antonio Valentini, dell'associazione "Un centro storico da salvare" - e i nostri studi professionali. Tutta l'economia dell'Aquila ha lì il suo motore. Ora tutto è fermo, il cuore della città sembra ormai dimenticato. Noi non staremo a guardare. Non vorremmo che un giorno ci venissero a dire: troppi crolli, troppo degrado, il centro va abbandonato. C'è un rischio pesante di speculazioni. Non si danno soldi a chi non è residente e questo vuol dire che molte case non saranno ricostruite. E allora magari arriveranno i grandi costruttori a comprare tutto". Sono già trecento, gli iscritti all'associazione. "Per sabato 30 maggio stiamo organizzando una manifestazione. Vogliamo entrare ad ogni costo nel nostro centro storico. C'è pericolo? In questi giorni mettano in sicurezza i palazzi e le strade. Partiremo dalle Fontane Luminose, faremo una marcia fino a piazza Duomo. Saremo cinquemila, diecimila persone. Vogliamo almeno vederle, le nostre case. Chiediamo troppo?".
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