Andare alla pompa per fare il pieno di carburante è diventato ormai un sogno.
Il costo della benzina e del gasolio è talmente alto da scoraggiare la massima parte degli automobilisti.
Tutto questo, come si sa, è conseguenza dell'iperbolico aumento del greggio, che fino a qualche mese fa è salito, soprattutto per speculazione, fino a 160 dollari al barile. Un aumento progressivo indecente che ha portato all'attuale prezzo alla pompa, altrettanto indecente.
Ma adesso - come era avvenuto per la crescita - il prezzo del petrolio è calato (e continuerà a calare rapidamente), fino a portarsi a poco più di 100 dollari e, anche se in concomitanza risulta una certa rivalutazione del dollaro, rispetto all'euro, bisogna riconoscere che la discesa in verticale è stata talmente marcata da fare sperare una rapportata riduzione del prezzo al litro della benzina.
Attualmente, invece, ai distributori il costo di ogni litro di carburante rimane attestato a quello degli ultimi aumenti e, secondo la Federconsumatori, ciò non è ammissibile.
Da parte sua l'Unione Petrolifera ribatte che già, "dal 1° agosto il prezzo industriale della benzina si è mosso coerentemente con la discesa delle quotazioni" e che "occorre tenere presente, anche guardando all'andamento del greggio, che le sue quotazioni scontano l'apprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro che, rispetto ai valori di aprile, può essere stimato in 4 centesimi di euro al litro".
Infatti, l'euro, che nel mese di luglio aveva toccato rispetto al dollaro americano il record di 1,60, è oggi sceso a 1,45, con una tendenza ancora al calo. Tuttavia ciò non dovrebbe essere sufficiente a giustificare l'attuale stagnamento del prezzo dei carburanti alla pompa.
Come d'altronde non era assolutamente giustificato il vergognoso aumento fatto registrare nei mesi passati, quando - a differenza di oggi - mal si è tenuto conto della grossa svalutazione del dollaro nelle quotazioni del petrolio. Adesso, che le due campane ( quella dei consumatori e quella dei petrolieri) non riescono a suonare in armonia, che cosa resterebbe da fare per indurre a miglior consiglio gli speculatori?
L'unica arma non potrebbe essere altra che quella della riduzione all'osso del consumo, mediante un corale contributo di chi possiede mezzi di locomozione: usando cioè l' auto nei casi indispensabili, evitando sprechi con velocità folli in autostrada e con l'abuso di marce basse in città, e possibilmente utilizzando il mezzo il meno possibile con a bordo il solo guidatore. A meno che non se ne possa fare a meno.
Se qualcuno ha altri suggerimenti validi, sarà opportuno che ce lo faccia sapere.
Francesco Cilona
Il costo della benzina e del gasolio è talmente alto da scoraggiare la massima parte degli automobilisti.
Tutto questo, come si sa, è conseguenza dell'iperbolico aumento del greggio, che fino a qualche mese fa è salito, soprattutto per speculazione, fino a 160 dollari al barile. Un aumento progressivo indecente che ha portato all'attuale prezzo alla pompa, altrettanto indecente.
Ma adesso - come era avvenuto per la crescita - il prezzo del petrolio è calato (e continuerà a calare rapidamente), fino a portarsi a poco più di 100 dollari e, anche se in concomitanza risulta una certa rivalutazione del dollaro, rispetto all'euro, bisogna riconoscere che la discesa in verticale è stata talmente marcata da fare sperare una rapportata riduzione del prezzo al litro della benzina.
Attualmente, invece, ai distributori il costo di ogni litro di carburante rimane attestato a quello degli ultimi aumenti e, secondo la Federconsumatori, ciò non è ammissibile.
Da parte sua l'Unione Petrolifera ribatte che già, "dal 1° agosto il prezzo industriale della benzina si è mosso coerentemente con la discesa delle quotazioni" e che "occorre tenere presente, anche guardando all'andamento del greggio, che le sue quotazioni scontano l'apprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro che, rispetto ai valori di aprile, può essere stimato in 4 centesimi di euro al litro".
Infatti, l'euro, che nel mese di luglio aveva toccato rispetto al dollaro americano il record di 1,60, è oggi sceso a 1,45, con una tendenza ancora al calo. Tuttavia ciò non dovrebbe essere sufficiente a giustificare l'attuale stagnamento del prezzo dei carburanti alla pompa.
Come d'altronde non era assolutamente giustificato il vergognoso aumento fatto registrare nei mesi passati, quando - a differenza di oggi - mal si è tenuto conto della grossa svalutazione del dollaro nelle quotazioni del petrolio. Adesso, che le due campane ( quella dei consumatori e quella dei petrolieri) non riescono a suonare in armonia, che cosa resterebbe da fare per indurre a miglior consiglio gli speculatori?
L'unica arma non potrebbe essere altra che quella della riduzione all'osso del consumo, mediante un corale contributo di chi possiede mezzi di locomozione: usando cioè l' auto nei casi indispensabili, evitando sprechi con velocità folli in autostrada e con l'abuso di marce basse in città, e possibilmente utilizzando il mezzo il meno possibile con a bordo il solo guidatore. A meno che non se ne possa fare a meno.
Se qualcuno ha altri suggerimenti validi, sarà opportuno che ce lo faccia sapere.
Francesco Cilona
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