mercoledì 31 dicembre 2008


AGLI AMICI DI BARCELLONABLOG SINCERI AUGURI











martedì 30 dicembre 2008

LA CAMERA DEL LAVORO TIRA LE SOMME DI UN'ANNATA MAGRISSIMA


FOTO:SALVATORE CHIOFALO:::::::::::::::::::::::::::::>>

Si chiude un anno, che non è stato certamente benigno. Adesso si fa il consuntivo e, a Barcellona, il sindacato fa la sua parte in questo compito. In una nota emessa dalla Camera del Lavoro, il responsabile Salvatore Chiofalo si dice convinto che " il nuovo anno 2009 lascia intravedere all’orizzonte per la Città del Longano nuvoloni scuri.
Le festività Natalizie sono già indicative di uno stato di malessere sociale che colpisce tutti, eccetto la modesta percentuale di soggetti con le tasche piene".
"Basta dare uno sguardo ai negozi, in tanti semivuoti, per comprendere che siamo sull’orlo del disastro economico per la stragrande maggioranza delle nostre famiglie".
"Se i dati ISTAT - ricorda Chiofalo - confermano che i siciliani sono all’ultimo posto nella classifica nazionale per reddito, bisogna convenire che a Barcellona P.G. è ancora peggio. Alla mancanza di reddito e di lavoro e ai tanti mali vecchi se ne aggiungono di nuovi come quelli riguardanti importanti servizi non resi o resi male alla collettività". Per quanto riguarda la vivibilità cittadina, il sindacalista ripropone questo sconcertante quadro:"Ingorghi perenni nella viabilità principale, quartieri e centro storico degradati, presidio ospedaliero in regressione perenne per le prestazioni specialistiche, uffici postali affollati per l’insufficienza di strutture e di personale , con utenza e pensionati costretti a sopportare interminabili file di attesa, scuole ancora senza refezione per i bambini delle materne e delle scuole dell’obbligo, ville e piazze sempre più sudice, strutture e plessi scolastici sempre più vetusti". Inoltre, "ai disoccupati e ai precari in forte crescita si aggiunge l’esercito degli irregolari retribuiti con salari di fame e senza copertura previdenziale e assistenziale". Chiofalo tiene in fine a sottolineare che "a Barcellona P.G. il Sindacato con la Camera del lavoro CGIL, pur dovendosi confrontare con un sistema produttivo ed economico estremamente fragile, ha condotto numerose battaglie con manifestazioni: per salvare l’occupazione e il patrimonio di straordinario valore economico, storico ed architettonico dell’IPAB; per il miglioramento dei servizi alla collettività dagli operatori ecologici di ATO Me/2; per l’ammodernamento e la riapertura degli Uffici postali di Calderà e S. Antonio; per la stabilizzazione dei precari alle dipendenze del comune;per i lavoratori della refezione scolastica, la quale ad anno scolastico inoltrato non viene avviata,a danno degli alunni e delle rispettive famiglie, le quali sono costrette a provvedervi per il secondo anno consecutivo; per sostenere i livelli occupazionali nell’importante bacino idraulico forestale del Longano;per i pensionati e il sistema welfare."
"A fronte di tutto il malandare - aggiunge Chiofalo - assistiamo, sconcertati, ad un'azione amministrativa chiusa nel palazzo, autoreferenziale e taciturna, dedita a vantare autosufficienza, mentre la città scivola inesorabilmente in un costante declino. Occorre invertire rotta. Amministrare e promuovere sviluppo significa condividere scelte politiche forti, urgenti e trasparenti con programmi di inclusione sociale e non basta predicare se alla base non si coinvolgono tutti i soggetti interessati: forze politiche, associazioni dei lavoratori e degli imprenditori, associazioni culturali e del volontariato, il mondo della scuola e dell’istruzione, le organizzazioni professionali di categoria. Da soli non si va da nessuna parte. Infatti, i risultati deludenti sono sotto gli occhi di tutti." "Comunque, conclude il responsabile della Camera del Lavoro, speriamo che il nuovo anno porti un minimo di lungimiranza"

BARCELLONA POZZO DI GOTTO, UNA CITTA' IN OMBRA




Siamo alle ultime battute dell'anno che muore e sento il dovere, oltre che il desiderio, di rivolgere un saluto al nostro "Amministratore", che , a mio giudizio, non s'identifica soltanto con il Sindaco, ma con l'intero complesso umano, cui l'elettorato - o chi per esso - ha dato mandato di prendersi cura della nostra Città: Sindaco, Assessori, Consiglieri Comunali tutti, Presidente del Consiglio, Difensore Civico.
Fatta questa necessaria premessa, dico:
"Mio caro esimio Amministratore, se ci sei batti un colpo...
Perchè, vedi, dopo tutto quello che abbiamo visto e tutto ciò che non ci hai fatto vedere, mi sorge il sospetto che tu in effetti non esista.
La tua assenza è talmente macroscopica da indurmi a passare dalla parte del Ministro Brunetta, per sbraitare - assieme a lui - contro il fannullonaggio imperante.
Mi dispiace doverlo dire, nessuno di noi, proprio nessuno avrebbe mai immaginato che la nostra città si sarebbe ridotta in un immondezzaio fumante, neppure quando l'immaginario napoletano sembrava volesse estendersi in Sicilia.
Nè avrebbe mai immaginato che il nostro timore per i possibili guasti del maltempo, già fortemente annunciato in questo blog, potesse essere addirittura superato dagli effetti prodotti dall'inondazione dell'11 dicembre.
E neppure avrebbe creduto che ti saresti, caro Amministratore, continuato ad impigliare nella
trama di telenovele, come quella della mensa scolastica, sempre in vista e mai iniziata, degli appalti su lavori pubblici che da decenni attendono di essere risolti: leggi nuovo teatro Mandanici e scuola materna "Girasole", edifici pubblici ridotti in "purracchito".
Ma nemmeno sarebbe passato per l'anticamera del cervello che, dopo tutta quella manfrina per l'aumento dell'organico dei Vigili Urbani e della turnazione di comandanti giunti dallo Stretto,
si sarebbe persa di vista la presenza dei custodi del traffico nelle nostre caotiche strade.

Un nostro visitatore, proprio in questi giorni, ci ha incitato perchè parlassimo delle spiagge che si corrodono e dell'inefficienza del depuratore. E l'avrei fatto qui volentieri se di tali argomenti, ormai obsoleti, non ci fossimo occupati da decenni.
"Ma - direi a questo punto - anche volendo, con chi parlarne?
Coi sordi o peggio ancora con chi - a nostro modo di vedere - neppure esiste?
Probabilmente pensate che, questo di oggi, all'approssimarsi del consuntivo di fine anno, sia un irrefrenabile sfogo.
No!
E' - a mio modo di pensare - la semplice convinzione che ormai parliamo alle ombre, messe purtroppo da noi medesimi sullo schermo di una città dimenticata.
Un po' come quelle ombre cinesi, che tanto ci facevano divertire quando eravamo bambini.
Solo che le ombre del palazzo non ci fanno ridere affatto, anzi ci rattristano.
Purtroppo.

Francesco Cilona

lunedì 29 dicembre 2008

L'UOMO POLITICO E' UN CALCOLATORE PER ECCELLENZA

FOTO:Niccolò Machiavelli, autore del Principe

La politica cos'è mai, se non un calcolo. Un calcolo - inteso in tutti i sensi e significati possibili - che l'uomo politico sfrutta per rendersi conto se una cosa gli conviene o no. Ed è raro che il calcolo del politico venga utilizzato per l'utilità altrui. A meno che non si tratti di un calcolo di scambio.
Chi intende entrare in politica, o c'è già e vuole rimanerci, calcola anzitutto se il gioco valga la candela, e per questo mette in conto - cioè calcola - se e quanto dovrà spendere in denaro, ma soprattutto cerca di calcolare quanto deve promettere, senza calcolare però quanto non manterrà delle promesse fatte. Questa è l'unica eccezione nell'operazione di calcolo, che vale intanto in quanto conferma la regola.
Fra le altre cose, il bravo aspirante politico, che mira in alto, calcola di andarsene a Roma, anche se qualsiasi dizionario della lingua italiana sostiene che è errato usare il verbo calcolare per significare avere in mente. Ora, ditemi se cè qualche politico che non abbia in mente di andare a Montecitorio o a Palazzo Madama, se non addirittura al Viminale!
Quindi, per l'uomo politico è giusto calcolare di andarsene a Roma. Checchè ne dicano i dizionari. Ci va persino Bossi, che ha sempre calcolato Roma soltanto città ladrona!
Ma può capitare che il calcolo di arrivare a Roma o alla Regione o alla Provincia o, per lo meno, a Palazzo Longano non riesca, allora nel calcolare la propria delusione può capitare che si formi qualche calcolo biliare. E' il peggior calcolo che possa capitare, perchè doloroso e scompensante. Però, se a calcolo fatto il risultato è esatto - leggi ottimale -, avviene che, tornando il conto, l'uomo politico ha tutto il diritto di potere continuare a contare. Ma stavolta il suo contare non sarà più soltanto un calcolare ma un vero e proprio contare, quel contare che dà prestigio, anche quando si tratta di personaggio di cattiva reputazione, che però è sempre uno che conta. Comunque, siccome ha in mente il calcolo, l'uomo politico che conta, a volte è capace di contare qualche tangente, contando ovviamente molto sulla discrezione di chi gliela offre. Ma qui il calcolo si fa sottile, sottobanco, e se non si calcola il rischio di qualche intercettazione,si finisce col dovere contare sulla protezione di qualche legge ad personam. E' il caso in cui i calcoli si devono fare, non servendosi più del pallottoliere, ma dell'aiuto degli avvocati e dei colleghi in Parlamento.

fra' Galdino

NELLA PROVINCIA MENO ABBIENTE D'iTALIA, SI VA IN DISCOTECA IN BRANCO E PURE SI PICCHIA A SANGUE: COME NELLE PROVINCE BENESTANTI

Foto:la discoteca della lite e il primario del reparto di neurochirurgia del Garibaldi


Versa in gravi condizioni, per essere stato picchiato a sangue da un gruppo di giovani, l'operaio Saverio Di Simone, di 25 anni, ricoverato la notte tra sabato e domenica scorsi all'ospedale Garibaldi di Catania per un'emorragia cerebrale.
Data la gravità del caso, i medici della divisione di neurochirurgia l'hanno dovuto sottoporre a coma farmacologico, riservandosi la prognosi.
La dinamica e il movente del brutto episodio, in via d'accertamento da parte dei Carabinieri della locale stazione, vanno cercati in una lite, sorta nei pressi di un locale notturno di Gela (Cl), il "Tanguera", dove poco prima era sorto un diverbio per la reazione di un giovane cui sarebbe stato calpestato un piede mentre si ballava. S'è insinuato anche una ragione diversa ( qualche sguardo in più verso una ragazza) : due motivi futili es enytrambi senza scusante alcuna.
Nonostante la lite fosse stata sedata alle prime battute, dall'intervento del gestore del locale, che per non avere fastid aveva allontanato i litiganti dalla discoteca, costoro, una volta fuori, si sono nuovamente scontrati, allorchè il muratore e tre suoi amici sono saliti in macchina per tornare a casa.
A non farli partire è sopraggiunto il presunto offeso - un giovane di 20 anni - che spalleggiato da un nudrito gruppo di ragazzii, sferrando contro l'auto calci e pugni, ha sfidato gli occupanti a venir fuori per una resa dei conti. Non appena Saverio è sceso dalla vettura, probabilmente convinto di potere discutere, secondo la testimonianza dei suoi amici, è stato aggredito dal "branco" e malmenato fino ad essere lasciato tramortito sul selciato del parcheggio.
Le sue condizioni - come dicevamo - permangono gravi. Lo assistono il padre, insegnante, e la madre, casalinga.
Saverio Di Simone, perito elettronico, lavora come operaio strumentista in uno stabilimento del Nord. Era venuto a casa per le vacanze di Natale.
I Carabinieri hanno già individuato qualcuno degli aggressori, su indicazioni di testimoni.

domenica 28 dicembre 2008

STIAMO ATTENTI AL TERRITORIO SE VOGLIAMO EVITARE ALTRI GUAI

Un sisma della stessa intensità del terremoto che nel 1908 distrusse le città di Reggio Calabria e di Messina e sconquassò gran parte del territorio delle due province sullo Stretto, anche oggi – se malauguratamente dovesse ripetersi – produrrebbe danni materiali gravissimi.

La scoraggiante previsione è uscita dalla bocca del sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso, nell’incontro di Messina, commemorativo del centenario della catastrofe del 28 dicembre 1908.

Unica differenza: che non ci sarebbe un'uguale perdita di vite umane, allora disastrosa per carenze di mezzi adeguati e di preparazione, atti a soccorrere sollecitamente gli sventurati terremotati investiti dalle macerie.

Oggi - e qui Bertolaso tira l’acqua al suo mulino – si fruirebbe delle moderne tecnologie e del sistema organizzativo della Protezione Civile. Resterebbe comunque la carenza delle infrastrutture a influire negativamente sulla portata dei danni materiali.

Ma sarebbe proprio e soltanto tale difetto a mantenere alti gli effetti deleteri del terremoto o ci sarebbero altre concause?

Secondo il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, è ovvio che esisterebbero altre ragioni, direttamente collegabili alla selvaggia speculazione edilizia e all’erosione del territorio che, anche di recente in seguito alle piogge autunnali, come s’è potuto constatare dalle nostre parti, hanno deternminato gravi situazioni d’emergenza e notevoli danni nelle campagne e nei centri abitati. “Quando noi non rispettiamo la Natura– ha hatto notare Lombardo – ad un certo punto essa reagisce vendicandosi. E a pagare saremo noi”.

Quante volte è stato ripetuto questo ritornello, anche a Barcellona, eppure raramente s’è fatto tesoro di tale ammonizione: e sono stati costruiti edifici , sui fianchi di colline glabre per carenza di alberi, a ridosso di torrenti e saie cementificati, o di spiagge soggette ad erosioni marine. Sono tutti – questi – punti deboli che, creando squilibrio, al primo impatto con la natura “incazzata” portano al cedimento e al dissesto cronico del territorio.

Francesco Cilona

LA CANIZZA CHE FA AUMENTARE L'ERETISMO PSICHICO....


Una volta, all'ingresso della strada che, allora, si chiamava via Manicomio e che adesso è diventata via Madia, c'era una tabella segnaletica con, dentro un cerchio rosso sbarrato, una tromba. Era "il divieto ai rumori" che, in termini speculari, significava "invito categorico al silenzio", perchè in quella via c'era l'allora detto "Manicomio Giudiziario", ora definito "Ospedale Psichiatrico Giudiziario", in ossequio al fatto che, al suo interno, ci sono malati - di mente - da curare.

Adesso quel segnale di divieto sembra superato, e non perchè c'è stato, per l'istituto Vittorio Madia, un passaggio da manicomio ad ospedale, ma perchè praticamente è impossibile imporre il silenzio, in qualsiasi luogo della città.

E poichè il silenzio è ormai diventato un "mito", non bisogna più lamentarsi dell'assordante latrante "cagnara" proveniente da un canile promiscuo sito a ridosso dei padiglioni che ospitano i ricoverati.
D'altronde, chi ci dice che, con il grande progresso fatto dalla Medicina, la canizza non possa essere un efficace metodo di cura? Se non contro la maniacalità, che è ormai fuori stagione, diciamo, ad incremento della nevrastenia?

sabato 27 dicembre 2008

MERITATI APPLAUSI PER EDOARDO BAVASTRELLI ESORDIENTE IN UN CONCERTO PIANISTICO ALL'OASI PER IL CENTENARIO DEL TERREMOTO DEL 1908



Stasera Edoardo Bavastrelli ha davvero convinto il suo pubblico che, presso l'auditorio dell'Oasi, per un'ora e mezza , l'ha ascoltato, desideroso di vedere come se la sarebbe cavata, nell'affrontare da pianista il suo primo concerto ufficiale, sponsorizzato dall'Associazione Culturale Genius Loci e presentato dal preside Francesco Speciale. L'occasione - il centenario del disastroso terremoto di Messina e di Reggio Calabria - era solenne e meritevole di una bella interpretazione del nudrito programma annunciato, spaziante da Vivaldi a Strauss, da Bellini, Verdi e Rossini a Mascagni, Bizet e Puccini; da Rossini e Chopin a De Lisle e Bizet; dalla "Palumbella" di Pergolesi alla "Pastorella napolitana" di Sant'Alfonso de' Liguori. E l'avvocato Edoardo non ha tradito le aspettative, avendo dimostrato grande dimestichezza con lo strumento e i numerosi brani musicali eseguiti: tutti applauditi con sincero entusiasmo.
Edoardo ha fatto precedere l'esecuzione musicale da una breve "prolusione" sulla storia dei più importanti teatri di Sicilia e Calabria, che nella sua semplicità e chiarezza non è pesata sull'economia del concerto, svoltosi in maniera scorrevole e gradita. Edoardo Bavastreklli, nato a Barcellona 57 anni fa, è laureato in giurisprudenza, ha avuto, sin dall'adolescenza, la disposizione a scrivere e a suonare: si è pertanto cimentato nel giornalismo, nella poesia e nella musica. Ha scritto il suo primo articolo a quattordici anni, e studiato pianoforte a lungo sotto la guida di diversi maestri di buon livello, acquisendo il titolo del compimento inferiore di pianoforte e il diploma in armonia principale.

NUOVO INCREMENTO DEMOGRAFICO IN AFGHANISTAN, GRAZIE ALL'AIUTO AMERICANO



Potrebbe essere una strategia efficace oppure una nuova "americanata" l'iniziativa che , in Afghanistan, gli agenti Usa stanno prendendo per ottenere la collaborazione dei capivillaggio, schierati finora a favore dei Talebani. Secondo quanto rivela Washington post online, la nuova arma segreta degli Usa nella difficile lotta contro i Talebani sarebbe addirittura il Viagra, la pillola azzurra capace di fare rinverdire la "verga" ai comuni mortali maschi in età matura e anche a molti uomini di mezz'età se non addirittura giovani. Visti i tempi che corrono.
L'esperimento sarebbe stato fatto con risultato altamente positivo da uno degli 007 americani che, avendo contattato un capotribù afghano, notoriamente amico dei talebani, è riuscito a convincerlo a collaborare facendogli gustare l'ebrezza concessa dall'uso della pillola verde. E' bastato che gliene avesse regalato un flaconcino - pare che fosse addirittura un campione medico - per renderlo talmente euforico da passare dalla parte degli americani. L'agente - ovviamente innominato - ha raccontato al giornale d'avere avuto l'opportunità d'incontrare in un villaggio il capo tribale - uomo sulla sessantina con quattro mogli, tutte giovani - il quale durante una conversazione non riuscì a nascondere - ancorchè celiando, come si suol fare tra noi uomini - quanto fosse oneroso soddisfare le quattro bellezze.
Fu quella semiconfessione a fare scattare la molla dell'ispirazione all'agente americano che, uscita dalla tasca una scatolina con quattro pillole, la porse all'anziano capotribale, come si faceva una volta offrendo la tabacchiera per il naso, e l'esortò di usarne, perchè gli sarebbe bastata una sola prova per restarne entusiasta. La prova fu fatta ed anche ripetuta, dopo di che - soddisfatto lui, soddisfatte le mogli - l'agente segreto entrò talmente nelle grazie di quella famiglia che riuscì ad ottenere tutte le informazioni che desiderava. E così, gli Americani senza colpo ferire avrebbero cominciato ad allargare la loro influenza in Afghanistan, senza dovere più ricorrere al prestesto della democratizzazione. Semmai, se demos ci sarà, entrerà a far parte del fattore demografico anzicché di quello democratico.

venerdì 26 dicembre 2008

ANCHE LA NOSTRA CITTA' EBBE I SUOI DANNI, A CAUSA DEL GRANDE TERREMOTO DEL 1908

Foto:Il sindaco del terremoto Francesco Cambria

I danni subiti dalla nostra città, per effetto del terremoto che nel 1908 distrusse Messina furono rilevanti, anche se per nulla rapportabili con quelli disastrosi del capoluogo.
I morti "dentro le mura" della nostra città si poterono contare sulle dita di una mano, mentre parecchi furono i Barcellonesi che persero la vita sotto le macerie di Messina, essendosi trovati colà per assistere all'opera lirica di Giuseppe Verdi, Aida, al "Vittorio Emanuele", il massimo teatro messinese, andato quasi completamente distrutto.
A Barcellona crollarono gli edifici meno solidi, mentre quelli di più recente costruzione rimasero in piedi, ma in buona parte fortemente lesionati, tanto che si dovette provvedere allo sgombero di numerose abitazioni, che durò per parecchio tempo, fino a quando non si rimediò con interventi di rafforzamento e concatenamento dei muri.
Notevoli danni subirono diverse chiese, tra cui la Matrice(foto accanto) l'artistica chiesa di San Giovanni Battista (interno, nella foto in alto), quelle di San Paolino e di Santa Rosalia. A Pozzo di Gotto, subirono lesioni, oltre a numerosi edifici privati, le due chiese di San Vito e Santa Maria Assunta.
La tranvia che collegava Barcellona a Messina, in molti punti tra Barcellona e Merì, saltò e si dovette intervenire per riassestarla, assieme alla strada sulla quale si estendeva. Poichè molte case furono dichiarate inagibili, a causa delle lesioni, si dovette provvedere alla costruzione di baracche, anche perchè bisognava dare ospitalità ai profughi che avevano dovuto abbandonare Messina. Sorsero baracche nella via Regina Margherita, dove solo dopo diverse decine d'anni vennnero costruite case per gli aventi diritto, altre nella via Roma, nella via Ugo di Sant'Onofrio e in periferia. Nonostante i danni fossero stati ingenti, il Comune di Barcellona - allora era sindaco Francesco Cambria - non riuscì ad ottenere che briciole per il risarcimento: come sempre, per la tiepidezza degli amministratori locali, che cincischiarono più di cinque mesi prima di nominare una commissione che redigesse un consuntivo dei danni subiti dalla città per il terremoto, documento necessario per fare includere Barcellona Pozzo di Gotto nell'elenco dei Comuni da aiutare finanziariamente per la riparazione dei danni subiti.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: 28 dicembre 1908 :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: ancora poche ore ed è stato il finimondo

Domenica prossima sarà il centesimo anniversario della fatidica data . Siccome prrevedo che sabato e domenica saremo inondati di servizi commemorativi, ho preferito fare un anteprima per gli amici di barcellonablog, sperando che la mia "prescia" non sia inaccettabile.


























































M
olte nazioni nel mondo, l'Italia compresa, appresero del terremoto del 28 dicembre 1908
dalla strumentazione scientifica allora disponibile, senza però sapere subito nè l'ubicazione nè la portata degli effetti.. Furono infatti i sismografi a mettere in evidenza la grande intensità del fenomeno, senza tuttavia consentire agli specialisti d'individuare con altrettanta certezza la specifica localizzazione.
La prima notizia ufficiale del disastro fu trasmessa dal comandante della torpediniera Spica, che dal porto di Messina, in cui la nave si trovava ancorata durante il terremoto, dovette raggiungere Marina di Nicotera, in Calabria, per potere fruire di un ufficio telegrafico funzionante da dove trasmettere, alle ore 17,25 - quindi dodici ore dopo il terremoto - un dispaccio in cui s'informava che la città di Messina era stata distrutta.
Era di lunedì, quel 28 dicembre del 1908, quando alle ore 5,21, mentre la città era immersa nel sonno, un violentissimo terremoto, che raggiunse il decimo grado della scala Mercalli, seguito da uno spaventoso maremoto, non solo rase al suolo la città d Messina, ma sconvolse molti centri delle coste siciliana e calabrese. In parallelo a Messina, l'altra città dello Stretto - Reggio Calabria - riportò anch'essa danni incalcolabili. Il sisma e lo tsunami, a Messina, furono seguiti da diversi incendi devastanti, causati e alimentati dalla rottura delle condutture del gas. I danni, come è stato ricordato in un precedente post, furono immensi, sia per la distruzione di edifici e altre strutture, sia per la perdta di vite umane. Grandisimo inoltre fu il numero dei feriti ed enormi le difficoltà nella molteplice opera di soccorso.
Questo il sommario bilancio delle vittime: a Messina persero la vita circa ottantamila dei centotrentamila abitanti, mentre i morti di Reggio, che contava una popolazione di 80.000 abitanti, furono circa 15.000.
I primi soccorsi, a Messina, furono portati dai marinai delle navi militari che si trovavano alla fonda nel porto peloritano. Successivamente, nella mattinata del 29, giunsero altre navi, russe ed inglesi, ancorate in porti non distanti. Alcuni equipaggi furono immediatamente impiegati nel difficile penoso compito di estrarre dalle macerie i feriti e di raccogliere i superstiti per allontanarli dalla disastrata città. Nei primi momenti d'emergenza i soccorritori dovettero assumersi anche compito di polizia, per impedire atti di sciacalaggio. Intanto, in seguito alle informazioni sull'accaduto, il Comando di Stato Maggiore dell'Esercito ordinò il dirottamento verso la rada di Messina delle navi in navigazione nel mare di Sardegna, mentre i vari ministeri si muovevano per fare raggiumgere la zona disastrata da propri rappresentanti. Le navi italiane, giunte nello stretto di Messina, trovarono il porto siciliano già ingombro, per il precedente afflusso di altri natanti, giunti tra i primi in soccorso, e ciò le costrinse a sistemarsi in terza fila: e non mancarono, in seguito, le critiche per i ritardi e per supposte discrasie nel coordinamento dei soccorsi.Venute a conoscenza della gravità del disastroso evento, molti paesi fecero a gara per organizzare raccolte di beneficienza e mandare aiuti, per un primo sollievo tra gli sventurati profughi siciliani e calabresi. Si racconta che soltanto l'Austria si sia tenuta indietro, avendo il dente avvelenato con l'Italia per i vecchi dissidi collegati all'unificazione del popolo italiano. Addirittura ci fu un giornale che, riportando la notizia del disastro, ebbe lo spudorato coraggio di sollecitare il Governo austriaco a scatenare una guerra preventiva contro l'Italia, approfittando dell'occasione propizia, determinata dalle difficoltà causate dal terremoto. Gli interventi, nei giorni seguenti, s'incrementarono, col sopraggiungere di altri soccorritori, man mano sempre meglio organizzati. Il personale impiegato dall'esercito ebbe il difficile compito di spegnere incendi, cercare superstiti, distribuire viveri, recuperare valori e documenti sepolti, trasportare materiale per la costruzione di tendopoli, baracche, ospedali da campo, riattare strade, acquedotti, linee elettriche e ferroviarie, cercare di mettere ordine nel marasma creato dai profughi in fuga, soprattutto nelle stazioni ferroviarie prese d'assalto. Numerosissimi i centri, grandi e piccoli, raggiunti da squadre di soccorso, nelle fasce costiere e collinari delle due province di Messina e Reggio Calabria, molti dei quali colpiti duramente dal sisma. Nella nostra zona, tra gli altri paesi bisognosi d'aiuto, ci furono Milazzo, Barcellona, Castroreale.
A Messina, per affrontare la necessità di ricovero della popolazione disastrata si provvide alla erezione di baraccopoli, veri e propri quartieri provvisori cui furono dati i nomi di Stati o Regioni che avevano contribuito col loro tangibile aiuto alla costruzione. Uno di essi fu denominato "Regina Elena", in segno di riconoscenza verso la moglie di Vittorio Emanuele terzo, che sin da subito scese tra i terremotati concorrendo nell'opera d'assistenza. Cosa che in maniera encomiabile fece con l'aiuto delle crocerossine, istituendo un efficiente ospedale a bordo di una nave.
"Non mancarono comunque polemiche. Alcune testate giornalistiche, criticando i provvedimenti finanziari adottati ed in particolare l’inasprimento delle tasse, accusarono il governo di aver speso molto e destinato male i fondi raccolti in occasione dei terremoti degli anni precedenti senza peraltro portare benefici alle popolazioni danneggiate.
Altri giornali, tra cui il “Tempo”, attribuirono poi ai Comandi militari gravi colpe: parziale incapacità nella gestione degli interventi di soccorso, confusione burocratica e ritardi nella distribuzione locale delle risorse, inefficienza e ritardi anche nelle azioni di recupero e riconoscimento delle salme. Ulteriori attacchi furono portati contro la Marina italiana in quanto giudicata meno sollecita e pronta ad affrontare gli eventi rispetto alla capacità ed alla funzionalità dimostrata dalle squadre navali straniere, facendo in ciò esplicito riferimento a quelle russa, inglese, francese e tedesca. Il “Giornale di Sicilia” lamentò anche manchevolezze nella distribuzione di viveri e di generi di conforto, nonché difficoltà procedurali nell’erogazione degli aiuti."
Furono polemiche che , a poco a poco, si affievolirono, come sempre accade quando il tempo è trascorso sugli eventi del mondo, anche su quelli più dolorosi e spettacolari. Adesso che sono trascorsi cent'anni da quel terribile sconquasso, non dimentichiamo che nel decorso secolo Messina, ricostruita secondo nuovi criteri antisismici, ha rischiato di soccomberre una seconda volta, durante l'ultima guerra mondiale, ferocemente bombardata dagli alleati angloamericani. Ma anche allora è risorta, senza tuttavia riuscire a liberarsi di una brutta afflizione, per l'esistenza delle baracche, dopo un secolo dalla loro costruzione: triste ricordo di quel lontano 28 dicembre e vergognoso segno dell'incuria in cui è lasciata la parte più povera della popolazione messinese.

Parzialmente attinto in: www.cronologia.virgilio.it


giovedì 25 dicembre 2008

INTERNET in fuga verso il sorpasso: il grande abbraccio coi più giovani


..............................BUON NATALE=>

Per la prima volta internet, nell'anno che ci stiamo per lasciare alle spalle, ha superato i giornali cartacei come fonte di informazione privilegiata per le notizie nazionali e internazionali degli americani. La Tv resta il mezzo di comunicazione più seguito, ma tra i più giovani è ormai alla pari del web.
La tv resta il mezzo che il 70 per cento degli americani indicano ai sondaggisti come fonte di informazione. Ma la percentuale è in calo (era l'82 per cento nel 2002). Essa, in particolare, soffre la concorrenza di internet tra i giovani: nella fascia fra i 18 e i 29 anni, tv e Internet sono praticamente alla pari, mentre poco più di un giovane su quattro afferma di leggere i quotidiani, il 18 per cento dice di ascoltare la radio e appena il 4 per cento si dedica a periodici cartacei.

mercoledì 24 dicembre 2008

LUCA (NON) ERA GAY............:::::::::.......:::::::::...........BarcellonaPG


Premetto che, di gay, non me ne intendo, per cui credo che potrei essere il meno qualificato a trattare un qualsiasi argomento del genere.
Sennonché, m’è capitato di leggere, su più di un giornale, qualcosa che m’ha fatto un po’ meditare, fino a farmi decidere di fare un piccolo commento, anche se da semplice incompetente. Nell’imminenza della ennesima edizione dell’ormai vetusto Festival di San Remo, per l’occasione affidata alla conduzione di Bonolis, probabilmente per aprire una sonora campagna mediatica, diversi giornalisti si son messi a scrivere, più che di tutte le canzoni aspiranti alla corona sanremese, di una in particolare: quella presentata da Giuseppe Povia, il cantautore che – lo ricorderete meglio di me – dopo anni di digiuno, ha cominciato ad assaporare il successo con il brano “I bambini fanno oh” e a gustarlo meglio con la vittoria riportata a San Remo cantando “Il piccione”. Adesso Povia sembra essere entrato nell’occhio del ciclone mediatico, mentre si accinge a fare esordire una sua nuova canzone che parla di un certo Luca che, guarda un po’, ERA gay.
E’ capitato che l’imperfetto di quell’ausiliare ha fatto arrabbiare talmente i “gay in atto”, da suscitare un vero e proprio trauma psicologico con un conseguente intreccio di commenti, talmente schierati da provocare una spaccatura ideologica, a dir poco speciosa. Che ovviamente Povia, sebbene non se l’aspettasse, avrà accolto a braccia aperte per la sua impagabile efficacia pubblicitaria.
A sollevare il polverone propagandistico è bastato l’intervento reattivo dell’Arcigay, che ha lanciato su Facebook un gruppo con lo slogan “Non lasciamo che Povia canti, a San Remo, di ex gay”. Per la semplice ragione che gay si è...e basta: non si può essere ex, come vorrebbe far credere la canzone di Povia.
Poiché pare che ancora nessuno conosca il testo di “Luca era gay”, si potrebbe però supporre che Povia voglia cantare di un Luca che c’era una volta e adesso non c'è più, essendo morto. Una supposizione che viene, però, scartata dall’Arcigay, secondo cui il vero significato del brano lo ha anticipato lo stesso cantautore quando ha dichiarato di essere un ex gay, guarito grazie alle teorie "riparative" di Joseph Nicolosi, un cattolico integralista americano, secondo cui l’omosessualità sarebbe una malattia curabile: tesi ampiamente confutata dalla comunità scientifica mondiale. “Se Bonolis e il suo direttore musicale intendono mandare in scena uno spottone clerical-reazionario contro la dignità delle persone omosessuali, sappiano fin d'ora che la nostra reazione sarà durissima, rumorosa e organizzata». E’ la minaccia definitiva dell’Arcigay, che così intende difendere la “naturalità” dell’omosessualità contro una forma di “omofobia subdola e clericale”. Tale difesa ad oltranza potrebbe però avere un effetto “rebound” a tutto vantaggio del soggetto combattuto: un po' come sta accadendo con Berlusconi, nei cui confronti più si parla male e più si fa pubblicità a favore.

martedì 23 dicembre 2008

barcellonapozzodigotto ::::::::::::::::::::::::::::::::: .. n a t a l e 2 0 0 8

SINCERI AUGURI A TUTTI GLI AMICI CHE HANNO LA PAZIENZA DI VISITARE

BARCELLONABLOG E IL GUSTO DI ESPRIMERE COMMENTI SOBRI E SINCERI

LA ZANZARA DETECTIVE..........::::::::::::::::::::::::::::::..........BarcellonaPG



Conoscevamo l'esistenza della zanzara comune (culex), della zanzara tigre - e ogni estate ci accorgiamo quanto è cattiva -, dell'anofele, una zanzara che trasmette la malaria, e addirittura avevamo sentito parlare pure della zanzara lupanara - di giorno donna e di notte mannara- ma mai c'era capitato di sapere che potesse esserci una zanzara detective.
Di tale esistenza ci hanno edotto i giornali, che oggi hanno riportato la curiosa notizia di una zanzara che, in Finlandia, ha incastrato un ladro d'auto.
Si riferisce che, grazie alla sua collaborazione (piuttosto inerte), la polizia ha potuto identificare la persona (un pregiudicato) che, in un momento di distrazione del proprietario, aveva rubato un'auto per utilizzarla in un'operazione piratesca e, compiuto il lavoro, l'aveva abbandonata in una strada di campagna, dove successivamente la polizia l'avrebbe rinvenuta.
Cosa abbia fatto, una zanzara, per consentire alla polizia di arrivare al ladro, l'ha successivamente spiegato la "scientifica" che ha avuto i contatti diretti con una zanzara ben nudrita di sangue umano, trovata morta, durante l'ispezione dell'auto, effettuata da una pattuglia.
In laboratorio veniva verificato che il sangue apparteneva ad un uomo già presente negli schedari della polizia, per cui non è stato difficile risalire al presunto autore del furto. Il quale, naturalmente ha negato tutto, tranne che d'essere stato punto da una zanzara, ma che lui era però riuscito, con grande piacere, a ucciderla con una manata.
Il dispiacere per quel zanazaricidio sarebbe sopraggiunto inaspettatamente dopo.

SENZA COMMENTO.................:::::::::::::::::::::::::::.................BarcellonaPG



GENIALE. L' aggettivo è un po' abusato ma così. su due piedi, non se ne trovano altri per definire la scelta del ministro Bondi di sostituire il premio Oscar Ennio Morricone, dimissionario dal consiglio d'amministrazione dell'Opera di Roma, con Bruno Vespa. Nientemeno. Al confronto sfigura anche la trovata, che pure sembrava insuperAbile, di nominare Sandro Bondi ministro della Cultura.

CURZIO MALTESE

lunedì 22 dicembre 2008

NON FA NE' CALDO NE' FREDDO A CHI DI DOVERE



Questo è un argomento che forse non dovrei trattare, per non inimicarmi qualche "animalista". Ma siccome mi sembra equo parlarne, poiché la "cosa" interessa molta gente, già uscita dai gangheri, fortemente infastidita da detta "cosa", ho deciso di trattarlo.
Senza tuttavia alcun intendimento di offendere nessuno.
Dopo questo necessario preambolo, dirò che qui si sta parlando dell'esistenza, all'interno della cosiddetta "area intercinta" dell'OPG, di un grosso canile in cui vengono ricoverati numerosi cani, tolti dalle strade con il generoso intento di rifocillarli e di attenuare, nello stesso tempo, il fenomeno del randagismo, che grava sulla città.

Che l'intento di chi si dedica a tale opera cinofila sia lodevole, qui nessuno lo contesta, tuttavia bisogna convenire che tale generosa iniziativa non può essere attuata senza tener conto di eventuali risvolti negativi. Cioè ignorando che il ricovero di tanti cani, abbaianti, latranti, ululanti, ringhianti non dovrebbe essere ubicato in un posto così delicato, qual è un ospedale psichiatrico, e a ridosso di un nucleo di case intensamente abitato, qual è quello di via Bruschetto.
Se, per legge, non è neppure consentito che si suoni il clacson in prossimità degli ospedali, è mai possibile che si permetta la costante "turbativa" dei latrati canini?
A me dispiace doverlo dire, ma a chi ha permesso tale pandemonio dovrebbe di più dispiacere non essersi accorto della superficialità del permesso dato. La gente, che ormai ha proprio le orecchie gonfie da tanti latrati, si chiede se sia mai possibile che a nessuno dei nostri amministratori - e neppure ai loro oppositori - sia venuto in mente la necessità di trovare qualche altro posto meno inadatto per ospitare quelle povere bestie.
E pure noi, veramente, ce lo chiediamo, anche se sappiamo che - per questioni di principio - ciò che ci chiediamo non fa nè caldo e nè freddo a chi di dovere.


fra' Galdino

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